L'arte di educare i bambini

Lo sguardo della pediatria sul judo

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Esiste un rapporto specifico fra l’arte del judo e l’evoluzione della persona. O almeno sarei portato a crederlo sulla base della mia esperienza di pediatra. 

Si dice comunemente che il bambino cresca. Forse, però, questo non è sempre vero. Molte volte, seguendo un ragazzino dai suoi primi anni fino all’adolescenza e oltre, si prova la sensazione che quel personaggio non stia maturando le proprie capacità e attitudini, non proceda per la via dell’evoluzione, ma che semplicemente abbandoni se stesso per acquistare una personalità diversa.Pare che vada sostituendo la propria stoffa con un’altra, nuova, estranea, per certi versi contrastante con quella originaria.

Il bambino è dotato di una sua logica ferrea, anzi, adamantina, inoppugnabile, si potrebbe dire fatale. A ogni azione corrisponde una conseguenza, a ogni desiderio un’esigenza, a ogni comportamento un giudizio. Se butto a terra un piatto si sente rumore, se voglio un biscotto me lo devono dare, se il lupo mangia la bambina è cattivo. Logica che, spostandosi con l’evoluzione sul terreno del pensiero astratto, dovrebbe originare quel ‘bizzarro’ fenomeno chiamato ragione.
Ma si direbbe che non sia sempre così. Si direbbe che un distorto e distorcente ‘esame della realtà’ tenda a spingere l’essere umano sulla via del fanatismo quotidiano che non ha nulla di ragionevole.
La guida piratesca e il parcheggio selvaggio eliminano ogni possibilità di uso confortevole dell’auto, il mio desiderio di autonomia deve essere deluso in omaggio alla norma del consenso totale, il corrotto-corruttore che devasta la vita comunitaria è considerato un ‘dritto’, un intelligentone, un professionista.


Il bambino piccolo è generoso, nulla per lui è più importante degli affetti, è disposto a dare tutto alle persone che ama, soffre della sofferenza altrui ed è felice della gioia degli altri. E poi? E poi, un po’ per volta, pare che l’interesse personale, l’invidia, la competizione, l’egoismo, l’avidità  prendano il sopravvento e finiscano con il diventare regola assoluta di vita.
Con la ragione se n’è andata anche la capacità di amare. Il bambino, questo ‘Principio della luce’ come lo chiamava un grande studioso, si è trasformato nell’uomo in grigio.
Succede sempre così? No di certo.
Moltissime persone conservano dentro di sé quelle doti che Dante definiva ‘virtute e conoscenza’, doti che appartengono a tutti gli esseri umani… finché non le perdono.
Ma moltissimi non le perdono, anzi le accrescono e le arricchiscono.Altri no.
E allora: è possibile aiutare un bambino a crescere con tutta la sua ricchezza interiore, a non perdersi nella distruttiva palude della nostra cultura mercantile, a essere uomo e non caporale? Credo che sia possibile, quindi doveroso. E credo egualmente che la pratica del judo possa costituire un elemento prezioso in questa ‘conservazione’ della personalità originaria e genuina dell’uomo.


Pensiamo all’aspetto, se volete, più semplice della questione: il judo mostra e spiega la logica del corpo.
In tutto. Nello studio della tecnica, nel saluto. La logica del corpo, si badi bene, non quella speculativa e teorica, non quella che richiede l’astrazione e la simbolizzazione ideologica. No.
Quella puramente fisica, quella del corpo appunto.Che qualsiasi bambino può cogliere, apprezzare, fare propria. Ma pur sempre logica, e perciò ragione. Una logica mostrata, non insegnata. Spiegata, non imposta. Una progressiva conquista dell’allievo, che entra a fare parte della sua personalità.

Dr. Marcello Bernardi

Medico pediatra, pedagogista 

Docente di Puericultura all'Università di Pavia, di Auxologia all'Università di Brescia

 

scritto il 02 set 2016
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