Judogi o camicia sexy?

La scelta del primo kimono: osservazioni e cautele

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Non preoccuparti, non hai sbagliato sito, né tanto meno sei davanti ad un cartellone stradale che richiama subdolamente le belle forme femminili solo come strumento per attrarre un’attenzione da dirottare verso la locale ditta di autolavaggio.

La foto, invece, vuol essere provocatoria satira dell’ultimo tentativo di una delle più grandi case produttrici di judogi (e non solo!) al mondo di esordire sul mercato con un prodotto che somiglia più ad una camicia sexy.

180 grammi (praticamente una t-shirt) di poliestere (65 %) e cotone, destinati ai beginner, ai bambini alle prime armi, con misure dalla 100 (3-4 anni) fino alla 160 (io, a 14 anni, ero un tappo di 1.54 cm).

180 grammi previsionalmente destinati al successo, perché l’inesperienza dell’acquirente, di una mamma che sta per iscrivere per la prima volta il proprio figlio ad un corso di judo, diventa l’elemento debole da utilizzare per forzare il sistema, per carpire la buona fede del consumatore, per non ricevere il suo NO.

180 grammi di imitazione di un prodotto della grande distribuzione sportiva che, venduto a circa 13 euro, ha ottenuto incassi in maniera direttamente proporzionale ai disagi che ha provocato in palestra.

Da qualche anno la federazione mondiale di judo ha omologato la grammatura dei judogi da gara a 750 grammi m/q, alleggerendola e uniformandola rispetto alle precedenti e più coriacee divise. Ai più e nei primi tempi, quel calo di peso suonò come una vera e propria rivoluzione, ma è stato poi accettato in ragione della comprensibile aspettativa di garantire maggiore libertà di movimento del corpo durante il combattimento.

Ora, se è vero che un judogi “da gara”, soggetto a grandi sollecitazioni, pesa 750 grammi m/q (ma 2 tonnellate appena uscito dalla lavatrice!) ed uno “da palestra”, da allenamento, pesa circa 550 grammi m/q, non va mai dimenticato che anche la divisa di un bambino alle prime armi deve poter sempre resistere, senza alcun rischio, a trazioni e tensioni che sono connaturate alla pratica del judo, specie quando in essa hanno esordio le prime tecniche di caricamento.

A parere di chi scrive, fintantoche’ la pratica del judo accompagni l’educazione psicomotoria del bambino dai 3 ai 5 anni, attraverso il passaggio dal gioco individuale al gioco collettivo e l’utilizzo del kimono come semplice strumento di eleganza e di appartenenza, l’ipotesi di un judogi di 180 grammi può essere presa in considerazione, tenuto conto che in quella fascia di età vengono didatticamente proposte le cadute e non compaiono forti squilibri e tecniche di lancio. Non così quando, dai 6 anni in poi, gradualmente e compatibilmente alle fasi sensibili coordinative del bambino, questi imparerà ad utilizzare il kimono per ottenere lo spostamento e la proiezione del proprio compagno.

Per la scelta del kimono per il tuo bambino, chiedi al Tuo Maestro, non ad Amazon, non alle grandi catene sportive.

Fabio Della Moglie 

Maestro di judo, cintura nera 5 dan

scritto il 22 apr 2017
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