Come sopravvivere alle arti marziali

di Andrea Merli

Come sopravvivere alle arti marziali - Articoli  - sporting napoli articoli

Esiste un momento magico al termine della lezione di judo, di aikido, di arti marziali in genere, in cui il corpo inizia ad esprimersi attraverso le parole, fino a quel momento “sospese” dal ritmo e dall’intensita’ dell’allenamento.

Solitamente si fa cerchio sul tatami ed il rigore posturale richiesto dal dojo concede una pausa ai praticanti. A turno, poi,  senza regole precise, tra quiete e sudore, inizia il confronto verbale, quasi a voler seguire quello fisico appena trascorso: Come ti sei avvicinato alle arti marziali? Dove nasce quella scintilla? Perche’ continui a praticare?”

Il racconto comincia, il dialogo lo accompagna, il sorriso lo condisce, la riflessione lo congeda. E’ una birra tra amici, una chiacchiera estiva sul muretto, una risata nostalgica.

Questo il mood che fa da sfondo al libricino di Andrea Merli, gia’ ideatore della serie su YouTube dedicata alle bizzarre avventure de “L’aikidoka medio”.

Come sopravvivere alle arti marziali narra capisaldi e distorsioni della cultura giapponese - cosi’ come pervenuta e percepita in Occidente - rea, nel bene o nel male, di aver di aver indotto milioni di persone a subirne il fascino, a vantarne o patirne l’impronta, a salire su un tatami.

Riflette il comune sentire di un’intera generazione (quella nata negli anni 70) cresciuta nel mito del Sol Levante, tra i manga, i Miyagi, i vandammi, i volti immutabili di Steven Segal e le sue trappole sparse tra mari e montagne rocciose.

L’autore riavvolge il nastro della sua lunga esperienza di aikidoka, raccontando gli esordi e l’evoluzione della sua pratica, le dinamiche del dojo, i rapporti con Maestro e compagni, fotografando il variopinto mondo delle arti marziali e facendone strumento per una piu’ ampia ma agile disamina di natura culturale e sociale.

Una testo molto ben scritto, divertente ed appassionante, capace di stemperare i consueti toni altisonanti sulle arti marziali e di conservarne al tempo stesso l’onorabilita’.

Il registro autoironico e la descrizione delle stravaganze tipiche del tatami cattureranno la simpatia e l’empatia del lettore, rispecchiando probabilmente cio’ che questi avrebbe sempre voluto confessare.

La redazione di EducaJudo

scritto il 13 apr 2018
Condividi questa pagina su:

Forse possono interessarti anche i seguenti articoli

Il judo e l'effetto farfalla

Il judo e l'effetto farfalla

L'approccio posturale del Maestro di judo

Il "NO", il limite e la libertà nel judo

Il "NO", il limite e la libertà nel judo

Come si coniuga la disciplina del judo con la libertà del bambino?

Judo e paraplegia

Judo e paraplegia

Didattica specifica, pari opportunita', politiche sociali